Dal regista di “Chocolat”, “Le Regole della Casa del Sidro” e “Hachiko” una nuova commedia romantica che sa di favola contemporanea.
Lasse Hallström è regista disciplinato, sa quel che piace al pubblico dei suoi film e sa altrettanto bene quel che può dargli.
Così, anche in questa occasione, fa il suo compitino alla perfezione: prende un bel romanzo d’esordio, acclamato dalla critica e premiato nelle vendite, lo ripulisce dalle spigolosità, evita con cura ogni riferimento troppo puntuale all’attualità, ne calca gli aspetti più sentimentali, lo rende in una parola accessibile al più vasto pubblico possibile.
L’impresa stavolta era più complessa che in altre occasioni, “Pesca al salmone nello Yemen” di Paul Torday è infatti romanzo in forma epistolare, tutto mail e promemoria, senza scambi in prima o in terza persona., così che un suo riadattamento richiedeva uno sforzo non indifferente. A firmare la sceneggiatura è Simon Beaufoy (The Millionaire) cui spetta il compito di assemblare quella mistura di satira politica, humour britannico e commedia romantica che in letteratura e in televisione funziona bene ma al cinema meno.
La storia è quella del Dottor Alfred Jones (Ewan McGregor), ittiologo represso con un lavoro monotono presso il Ministero della Pesca e dell’Agricoltura e un matrimonio scialbo che la moglie sa descrivere solo in termini funzionali. Il suo mondo di logica e stagnante normalità è travolto quando viene contattato e coinvolto suo malgrado nello stravagante progetto di uno sceicco yemenita (Amr Waked) col pallino della pesca e pronto a tutto pur di tirar su salmoni nei fiumi del suo bel paese.
Razionale e scettico sin dal principio il Dottor Jones è costretto ad occuparsi della questione quando la notizia del progetto arriva alle orecchie della risoluta portavoce del Primo Ministro (Kristin Scott Thomas), che col governo in calo nei sondaggi prende la palla al balzo per distogliere l’attenzione dell’elettorato dagli ultimi fallimenti del governo in Medio Oriente.
Prima contrario, poi costretto ed infine convintissimo, il giovane scienziato rimarrà affascinato dall’eccentrica sfida dello sceicco, dalla sua mistica visione del mondo e della pesca e ancor di più dalla sua bella rappresentante, Harriet Chetwode-Talbot (Emily Blunt), che in Inghilterra ne cura gli interessi e che, da buona aziendalista, è da subito convinta della fattibilità e della riuscita del progetto. Sarà così che i due inizieranno a collaborare l’uno a fianco all’altro, scontrando le opposte visioni e i differenti caratteri, proprio mentre le loro storie personali e le vicende affettive si accomuneranno avvicinandoli l’uno all’altra.
Romantico e sentimentale “Il Pescatore di Sogni” è esattamente il film che ci si aspetta dal regista svedese. Del brillante romanzo e della sua ironia tagliente resta qualche traccia nel personaggio di McGregor, la cui inespressività ben si adatta al carattere tutto logica e raziocinio dello scienziato snob e un po’ spocchioso, e nei battibecchi politici tra il Primo Ministro e la sua cinica addetta stampa.
Prevedibile, schematico e con qualche clichè di troppo sul Medio Oriente “Il Pescatore di Sogni” è cinema nella sua forma più facilmente digeribile, emoziona, diverte ed in fondo distrae dai problemi quotidiani , lasciando gli spettatori invischiati in un mare di melassa dolciastra per il quale difficilmente verrà ricordato in futuro. I diabetici sono avvisati.
Daniele Finocchi
